Perché ci innamoriamo? E’ colpa della Feniletilamina

Perché ci innamoriamo? In questi ultimi decenni l’amore e i meccanismi mentali, intellettuali, cognitivi dell’innamoramento, hanno destato un particolare interesse al punto da divenire oggetto di studio per le neuroscienze e la neurobiologia.

Oggi infatti, la maggior parte degli studi, associa alterazioni di tipo fisiologico, neurobiologico, psicologico e comportamentale al sentimento d’amore. 

Occorre riconoscere, pertanto, che ciò che accade nel cervello ha sempre una base chimica. 

Malgrado il cammino di conoscenza sia ancora in salita e incompleto, è chiaramente emerso che nel cervello di ognuno di noi, esistono specifiche regioni, risposte neuronali, modifiche ormonali e alterazioni, quando una persona attiva un sentimento amoroso.

 

 

Perché ci innamoriamo? il cervello risponde

Ti sei mai chiesto perché ci innamoriamo?

Per trovare adeguata risposta, è condizione fondamentale comprendere che ogni nostro comportamento, pensiero, emozione, nasce all’interno della mente. Devi sapere che, spesso, temperamento, esperienze, pulsioni, costrutti, relazioni oggettuali, meccanismi di difesa, tratti di personalità, inconscio, o più in generale la psicologia che fa capo ad ogni soggetto, non è l’unico tassello per comprendere cosa accade nella mente.

 

E’ necessario indagare, conoscere e saper  leggere le reazioni che avvengono fra le molecole nel cervello, comprendendo la chimica della nostra mente.

Alcune ricerche evidenziano infatti che le aree del cervello coinvolte nel sentimento amoroso, sono corticali, ovvero fanno parte della corteccia cerebrale ma anche sottocorticale, pertanto sono più antiche dal punto di vista evolutivo (Zeki, 2007).

Inoltre quando facciamo esperienza di una relazione d’amore, attiviamo risposte neuronali legate a delle regioni del cervello che sono collegate al sistema di ricompensa, aree in cui vi sono i recettori dell’ossitocina e della vasopressina.

Entrambi questi tipi di recettori, disattivano una serie di regioni comunemente legate al giudizio sociale, alla valutazione delle emozioni e delle intenzioni altrui.

Parlare di sentimento d’amore, pertanto, è parlare non solo di psicologia, sociologia o psicosomatica, ma anche e sempre più di neurobiologia e “chimica della mente”.

 

 

 

Perché ci innamoriamo? E’ colpa della Feniletilamina

Per rispondere alla domanda perché ci innamoriamo, è fondamentale conoscere la Feniletilamina.

Mi spiego meglio; ci innamoriamo quando i ricordi della memoria emotiva vengono attivati. I ricordi della memoria emotiva rendono importante la scelta, la presenza e il bisogno dell’altro, e lo fanno accendendo i centri del piacere.

Questi  a loro volta inondano il nostro organismo di un ormone della felicità, chiamato Feniletilamina.

 

Solitamente questo ormone è sempre presente nel nostro corpo, ma quando supera determinati livelli, risveglia il desiderio e il bisogno di un legame affettivo.

 

 

 

 

Cosa fa la Feniletilamina?

La Feniletilamina cresce e nel cervello dell’innamorato si attivano le aree neuronali della Dopamina.

 

A questo punto la persona innamorata trasforma in gratificante tutto ciò che riguarda l’altro.

L’elevata produzione di Feniletilamina ha un effetto stimolante sul SNC, sistema nervoso centrale, al punto da far aumentare la frequenza delle pulsazioni e la pressione sanguigna, accresce il desiderio e la gratificazione sessuale.

E’ questa attivazione che ci fa vivere uno stato di felicità, di eccitazione e di piacere, al punto da sentirci contenti, gioiosi, euforici, forti.

Questo stato obbliga il cervello a produrre Noradrenalina, che si diffonde nel sistema limbico e soprattutto nell’ipotalamo.

Quando la Noradrenalina arriva all’ipotalamo, pone in preallarme il sistema di risveglio del desiderio e dell’eccitazione sessuale.

A questo punto entra in circolo l’Adrenalina, che favorisce l’aumento del battito cardiaco, la respirazione, la pressione sanguigna e in alcuni individui può anche generare uno stato di ansia, dovuta al timore di risvegliarsi un giorno da un sogno romantico di un amore irreale.

L’ipofisi produce Ossitocina che favorisce l’attaccamento, aumenta la sensibilità alle carezze e spinge gli innamorati verso il contatto e l’abbraccio fisico.


Quindi mentre la Feniletilamina accende il desiderio, la Dopamina crea l’esaltazione febbrile dell’eros, l’Ossitocina favorisce l’attaccamento, al fine di far durare nel tempo la relazione.

Il Testosterone che cresce, attiva il desiderio sessuale (il testosterone cresce in una situazione di reciproca simpatia e disponibilità), mentre le Endorfine apportano soddisfazione, calma e riduzione dell’ansia, al fine di attenuare l’esaltazione dell’innamoramento.

 

 

 

 

Perché ci innamoriamo …ma poi le cose cambiano?

I sentimenti legati all’amore cambiano nel tempo per effetto dei processi neurobiologici.

Se nel primo stadio dell’innamoramento, la passione iniziale coinvolge specifiche aree cerebrali. 

Queste aree sono collegate alla gratificazione e agli istinti, con una cospicua mobilitazione a livello di corpo e di mente. In un secondo momento i sentimenti sollecitati da una relazione stabile attivano altre aree del cervello, sede delle emozioni.

Devi sapere che vivere lo stato iniziale di eccitazione, desiderio ed energia per un periodo di tempo lungo, diventa per la persona un rischio e porterebbe sofferenza, per cui è quasi inevitabile che le cose vadano a modificarsi.

E’ qui che subentra lo stadio successivo, in cui Vasopressina per l’uomo e Ossitocina per la donna, innescano il desiderio e il bisogno di dare e ricevere affetto. Il calo dell’eccitazione è quindi inevitabile, e non è da interpretare solo quale attenuazione del sentimento, ma come una normale trasformazione ormonale. 

 

Ciò conferma che i sentimenti connessi all’amore cambiano nel tempo per effetto dei processi neurobiologici, e questo non significa che due persone non si amino più, ma si è semplicemente attenuato l’effetto dopante.

Questo processo di modulazione ormonale è inevitabile, in quanto l’organismo nel suo insieme non può tollerare gli squilibri, per cui cerca di attenuare gli effetti eccitanti indotti dall’esplosiva miscela ormonale. Dott.ssa Giada Ave Psicologa

 

 

 

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