Depressione: la depressione ci fa vivere il presente nel passato
La depressione è un disturbo affettivo e, come tutti gli altri disturbi affettivi, non ha una eziologia certa e uno sviluppo lineare nel tempo. La multifattorialità e l’eterogeneità di questa psicopatologia, anche tramite la letteratura scientifica, ci porta a presumere che l’insorgere del disturbo sia da ricercare per un 40% nella genetica e un 60% nei fattori ambientali. Quindi, seppur sia la genetica a predisporre ognuno di noi alla malattia, è l’ambiente a scatenare il disturbo.
# depressione ed eventi stressanti
Sono gli eventi stressanti della vita ad aver maggior impatti nell’insorgere della depressione. Ogni evento traumatico differisce per intensità e grado da individuo a individuo, perché non è tanto la portata catastrofica ed oggettiva dell’evento ma è il significato intrinseco ed emozionale che gli attribuiamo che ne determina la gravità. La morte di una persona cara, una violenza, un divorzio, problemi coniugali, perdita del lavoro… tutti stressor che hanno un forte potere traumatico sull’individuo.
# depressione e attaccamento
Quando è presente il disturbo depressivo, non si deve sottovalutare il rapporto con le persone importanti. Proprio le relazioni di attaccamento sono predittivi del disturbo, al punto che un fallimento precoce (ad esempio l’abuso sessuale, la trascuratezza e l’abbandono) predispongono neurobiologicamente il nostro cervello ad essere più sensibili agli eventi stressanti, aumentando la probabilità di incontrare la depressione, nell’età adulta. Tutti i traumi infantili possono portare ad alterazioni del proprio cervello in modo permanente. Già Freud aveva intuito che una perdita traumatica nell’infanzia, può generare una vulnerabilità alla depressione in età adulta. Questa intuizione si avvale oggi della validazione da parte della ricerca scientifica confermando che la perdita di un genitore durante l’infanzia aumenta esponenzialmente le probabilità di sviluppare la depressione maggiore da adulti.
# depressione e sintomi
La personalità depressiva è caratterizzata generalmente da intensa tristezza, mancanza di energie, anedonia, e i soliti problemi vegetativi tipo problemi alimentari e di sonno. Il depresso lotta contro se stesso quasi come un masochista, con risvolti autosvalutativi e rabbia verso se stessi utilizzando massivamente la difesa psichica dell’introiezione con alti livelli di senso di colpa. Karl Abraham secondo la sua esperienza clinica, afferma che le persone depresse hanno subito da piccoli gravi attacchi alla loro autostima e che, da adulti, le nuove perdite o delusioni possano innescare la depressione grazie alla negazione reale o immaginaria dell’amore da persone significative della loro vita. L’oggetto d’amore perduto viene idealizzato e tutti gli affetti negativi dello stesso vengono interiorizzati ed in quello stesso momento l’ombra si abbatte sull’individuo. Le persone depresse fanno parlare l’oggetto interiorizzato inconsciamente al loro posto, ‘’sono egoista’’, ‘’sono cattivo’’, in realtà in quel momento stanno solo esternalizzando le qualità cattive ed egoistiche del loro oggetto d’amore perduto. L’introiezione, cioè una difesa inconscia, rappresenta il massimo dell’incompletezza, si accetta di avere una mancanza, ma per colmare falsamente questo vuoto si introietta sul Sé il partner scomparso per sentirsi nuovamente completi. Ma queste dinamiche hanno un prezzo: l’introiezione di tutte le esperienze dolorose con l’oggetto. Ricorda, ogni persone che vive uno statodepressivo, vive il presente nel passato, assumendosi colpe che non ha. Articolo scritto da Dr. Leano Cetrullo