Libri per la depressione: letture per curare la depressione

Libri per la depressione ve ne sono molti, ma ho trovato un romanzo in particolare, quale lettura estremamente interessante che ho consigliato a tutte le persone che vivevano un momento di grande difficoltà e sconforto. Credo che ogni libro abbia il suo momento, credo serva un momento e un umore adatto, per leggere un determinato libro, per poterlo assaporare fino alla fine, per poter essere travolti dalla storia. Pertanto, se state passando un momento no, in cui siete tristi, in cui vi sentite in colpa, o siete in un momento depressivo, ho un libro che fa al caso vostro. Il romanzo a cui mi riferisco, si chiama “Per 10 minuti“, e l’autore è Chiara Gamberale.

Libri per la depressione: perché questo libro

Ti chiederai perché questo libro. In effetti può sembrare strano dare un romanzo come terapia per la propria depressione, ma inoltrandoti tra queste pagine troverai un mondo differente che ti aspetta. Troverai parole che ti accompagneranno verso l’esperienza del provare, dello sperimentare, dell’inventare un gioco come nel caso della protagonista. Tutto il libro ruota attorno a un esercizio di crescita interiore, ideato da Rudolf Steiner, che ha come obiettivo quello di rompere le catene mentali, esercitandosi ed allenando il proprio pensiero creativo. 

Per 10 minuti è una lettura semplice, veloce, che ti porta a comprendere come, nella tua vita, potranno accadere cose impensate, cambiamenti inaspettati, perdite dolorose… ma potrai anche imparare che il meno può diventar più, lo sgretolarsi dei propri punti fermi può tramutarsi in una occasione per scoprirne di nuovi e le difficoltà, possono diventare opportunità. Impara che tutto quello che ti accade, è un arricchimento, anche quando, purtroppo, si presenta travestito da dolore, tristezza e paura.

 

Libri per la depressione. Psicologa Dr.ssa Ave. Un libro da leggere, per apprendere alcuni spunti e iniziare a curare una depressione

Libri per la depressione: frasi dal libro

  • Però, giustamente, chiuso il telefono, avevano la loro vita a cui tornare. L’unica a non avercela più, una vita, ero io. Al suo posto una massa informe, sfilacciata, ferita, che come unico perno su cui girare, aveva lo smarrimento.
  • Non avevo niente da perdere:era proprio quello il mio problema.
  • Adoro leggere e fare immersioni, nel mare come in me stessa.
  • “E a che serve questo gioco dei 10 minuti?” “Boh, la dottoressa non me l’ha spiegato. Credo serva fondamentalmente a impegnarmi la testa, a riempire il vuoto e a fare ordine nella confusione che mi ritrovo al posto della vita”
  • In palestra cerco solo di fare palestra. Di consegnare le mie nevrosi a quella baby sitter favolosa che è l’attività fisica.
  • Si diventa così sordi, quando la paura di perdersi supera la voglia di trattenersi.
  • Questa casa si sta trasformando in un’arca di Noè, un posto dove difendersi da quel diluvio universale che è la solitudine.
  • Però quel vuoto, mentre fra persona smarrite ci teniamo strette, non è detto che s’asciughi; quasi sempre s’allarga.
  • “Allora come va?” “Tutto male,grazie”
  • “E allora prova a guardarlo negli occhi una buona volta, il vuoto” “Sono brutti” “Chi?” “Gli occhi del vuoto”
  • Venendo al mondo, riceviamo in dono uno strumento bello: dobbiamo essere alla sua altezza. Oltre che bello è delicatissimo, quello strumento: nostro, solo nostro, il compito di usarlo con potenza.
  • Benvenuto anche tu nel mondo dei sogni dopo la fine di un amore. Più sono belli, più al risveglio sembrano incubi.
  • Chissà perchè certi abbandoni sono così netti e certe riconquiste così vaghe.
  • “E se li mollassimo, amore mio? “Chi?” “L’io e il tu. Se ci aprissimo al noi?”
  • Nel buio che all’improvviso s’è fatto, è sparito tutto: il dove, il perché, l’io e il tu. Figuriamoci il noi.
  • La vita scorre,semplicemente. Per tutti. Implacabile. Sempre uguale. Implacabile perchè sempre uguale. Perchè sempre uguale, a tratti bellissima.
  • Conoscere qualcuno è qualcosa di talmente fatale che quando succede è per sempre.
  • Questa persona non fa finta: sente davvero solo ed esclusivamente con il suo cuore, pensa davvero con la sua testa. Mi è venuto da abbracciarla e incitarla a continuare a essere così: ma anche da proteggerla, perchè il mondo sa essere feroce con chi gli oppone davvero un pensiero, davvero un sentire.
  • Quant’è assurda la vita, quando non tocca a noi.
  • Una minore intensità di aspirazioni senza dubbio permette una maggiore coincidenza con la propria vita. Quindi, se non mi macerassi di nostalgia, coinciderei di più con la mia vita? Ed è quella cosa che chiamano felicità? O è il modo per rinunciarci a prescindere, alla felicità?
  • La scrittura per me è un pò come il sesso fatto con qualcuno che ami e conosci nel profondo. Non sai se ne hai ancora davvero voglia, temi di non avere più niente di così interessante da dare, temi che non ci sia niente di nuovo da scoprire. Poi però cominci a farlo, smetti di temere e spontaneamente dai, spontaneamente scopri.
  • Dovrei vivere e invece mi sento morire.
  • A cosa pensava il primo giorno in cui ha cominciato a lavorare in ospedale? Aveva paura di sbagliare? E da dove l’ha tirata fuori, la vita che ci vuole per lavorare fianco a fianco con la morte quando non è più solo un modo di dire, un’ipotesi, un’idea: ehi, signori, sono qui, potrei arrivare presto, posso arrivare adesso? Da dove la tira fuori, quella vita? E la morte che tutti i giorni ricorda: ehi, signori, sono qui! Dove la mette, mia madre, dopo che ci ha lavorato fianco a fianco tutto il giorno?
  • Non è meglio essere amati che venire idolatrati? Non è tutto, essere amati?
  • Se la razza di persone che non sopporto e che brulica in questo quartiere fosse un pretesto per la paura che mi fa, questo quartiere? Se la razza di quelle persone non brulicasse in questo quartiere,ma brulicasse nel mondo, in generale, e se dunque anche la paura che mi fa questo quartiere fosse un pretesto che mi fa, in generale, il mondo? Se la razza di quelle persone, insomma, non esistesse? Ma esistesse solo l’Io, esistessi solo io che ho bisogno di una razza di persone da detestare, per proteggermi da me?
  • Vorrei assicurarle che non c’è verso: dentro momenti come questo bisogna cadere con le braccia, le gambe, il cuore, i polmoni. Tutto. Bisogna andare in fondo, bisogna marcire. Vorrei prometterle che non lo sa, che ora non può immaginarlo: ma arriverà il giorno in cui scoprirà di essere sopravvissuta.
  • “Basta davvero un attimo, no?” ” Per fare cosa, dottoressa?” “Perchè i nostri schemi emotivi e mentali, da cui l’inconscio si sente protetto e che consideriamo i confini della nostra identità, si rivelino in realtà dei limiti”
  • Le ossessioni non si offendono se le si trascurano… anzi: trascurarle è l’unico modo per mandarle via.
  • La paura che ci ritroviamo quando troviamo la felicità. A quel punto c’è solo da stare bene, no? E magari non ne si è capaci.
  • Purtroppo o per fortuna, però, bisogna essere in 2 a voler essere in 2.
  • Di colpo i mostri, squinzagliati, hanno invaso tutto. I sogni, i pensieri, le gambe, le braccia, il caffè.
  • Ma poi è arrivata quella mattina, dove misteriosamente ho sentito che non faceva più così tanto male là dove faceva male. O che forse, ormai, a quel dolore mi stavo abituando. E che in un modo o nell’altro, insomma, potevo andare avanti.
  • “Ha personalità ma rischia di essere frainteso” “Come tutto quello che ha personalità”
  • Siamo diversi, appunto. Molto diversi fra noi. Leggiamo per noia, per scappare dalla vita che facciamo, per guardarla in faccia, per sapere, per dimenticare, per addomesticare i mostri fra la testa e il cuore, per liberarli.
  • Le persone si accedono e rivelano di essere al mondo non solo perchè c’è spazio, ma perchè hanno un senso, solo quando siamo disponibili a capirlo. Quando abbiamo bisogno di loro.
  • A tutte le cose che gli altri fanno al posto nostro, per noi: dobbiamo essergliene grati? Ma certo. Anche se quelle stesse persone, mentre ci sollevano da un’incombenza, ci tolgono la possibilità di un’esperienza. Colpa loro? A volte. Colpa nostra? Sempre.
  • “Finchè morte non vi separi…” E invece ci ha separati la vita.
  • Gli altri sono la nostra grande occasione, certo:ma sono anche la nostra più infinita fonte di guai, la nostra disperazione, una tremenda rottura di palle.
  • E’ faticoso non essere a disposizione di chi amiamo, ma a volte ci tocca. Quella disponibilità infinita non aiuta noi e non aiuta loro.
  • E se avessero avuto ragione i Maya? Qual è l’ultima cosa che non ho mai fatto e che farei? Non so. Perchè ne farei una che ho già fatto, questa è la verità.
  • O dentro o fuori. Ma se stai sulla porta mi blocchi il traffico.
  • Da quando la mia vita è vuota non mi ero mai accorta che fosse così piena.
  • Perchè è davvero perverso l’amore. Quando c’è, parli con una sola persona di tutte le altre. Quando entra in crisi, parli con tutte le altre si una sola persona. L’unica con cui, a parlare, non riesci più. E giorno dopo giorno ecco che non è più davvero una persona, quella persona: a forza di parlare di lei anzichè viverla, diventa un puntino. Un ologramma. Qualcosa di indistinto, di ingannevole, di fatuo.
  • “Per almeno 6 mesi non ho capito più niente. Nemmeno dove fossero i miei capelli. Le chiave. I denti” “Quindi adesso il trauma è superato?” “Sì, se intendi la fase in cui non mi ricordavo dove fossero i miei denti, sì: quella è superata. Ma per certi versi la fase che sto attraversando è ancora più difficile. Perchè adesso capisco quello che succede”
  • Mi ha raggiunto proprio in quel particolare punto di noi dove, se toccati, riusciamo a sentirci almeno un pò speciali. Addirittura fantastici, in certi momenti. A casa…ecco. Riusciamo a sentirci finalmente a casa, se toccati in quel punto, capisci? E quando un essere umano ti tocca lì, è dura farne a meno. Hai paura di perdere tutta te stessa, perdendo lui.
  • Non resistere al cambiamento. Buttati.
  • L’ho capito subito che era un’amica. Una che, a tu per tu con qualcuno a cui evidentemente nulla va bene, non ha paura di chiederlo: “Tutto bene?”. E soprattutto non ha paura di farsi carico della risposta.
  • Bisogna pur viverla,la vita. Bisogna prendersi tutto quello che di buono viene.
  • Va a finire che invischiamo tutto noi stessi proprio con chi, in qualche parte remota del nostro cuore, non ci convince pienamente.
  • Ricordo ancora cosa ho scritto il giorno in cui l’ho conosciuto. E’ una persona con cui vorrei passare il resto della mia vita a vedere ridere.
  • Un amore che avrebbe potuto essere, ma non è stato e non sarà.
  • Ci sono persone che non dobbiamo sforzarci di accogliere: sono già entrate nella nostra vita mentre non ce ne rendevamo conto. Mentre a chissà cos’altro stavamo pensando. E allo stesso modo, ci sono persone che non dobbiamo sforzarci di allontanare. Di fatto sono già fuori. Anche loro, sono uscite mentre non ce ne rendevamo conto.
  • Più che un pianto, sembrava un attacco d’asma. Qualcosa di primitivo, di bestiale. E piangevo perchè lui, mentre parlava, non somigliava più all’uomo di cui sono stata innamorata. Di cui sarò sempre innamorata.
  • “Cambiare è mortale” “Cambiare è vitale!”
  • Penso a come un distacco non segni per forza la fine di un’esperienza. Anzi: può darle il permesso di durare per sempre. E penso a quello che ho vissuto, a quello che vivrò, a quello che sto vivendo adesso. Perchè nelle infinite semplificazioni con cui crediamo di metterci in salvo e dentro cui invece ci perdiamo, c’è una cosa, una soltanto, che non può venirci dietro, che non possiamo ingannare. Questa cosa è il tempo. Che è qualcosa di pochissimo, se siamo felici. E’qualcosa di tantissimo, se siamo disperati. Comunque sta lì. Con una lunga, estenuante, miracolosa serie di 10 minuti a disposizione. Abbiamo l’occasione di farci quello che ci pare, con la maggior parte di quei 10 minuti. Ma ci sono momento in cui non riusciamo proprio a coglierla, l’occasione. Ci sono momenti in cui, anzi, ci pare una disdetta. Quei momenti sono bugie.
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